Maledizione

Che stupidi che siamo.
Passiamo le sere a chiederci dove siamo, e con chi.
Passiamo i nostri giorni a parlare di noi con altra gente, lontani da noi.
Con altri passiamo il nostro tempo, altri che di noi non sanno niente: cosa siamo stati, perché ci pensiamo ancora, cosa (non) ci diciamo da lontano, che cosa vorremmo, o avremmo voluto; dove non andiamo per non ritrovarci e farci, ancora, del male, e perché.
E non lo diciamo, io non lo dico, perché non è comprensibile per gli altri, né – diciamolo – sano per noi. E invece tutto ciò che vorremmo, che vorrei, è incontrarti per caso, laddove per caso significa ”so esattamente dove sei e potrei in ogni momento ritrovarti, ma…”.
Stasera ti ho anche visto, da solo, là dove non vengo più perché so che lì ti troverei – e infatti c’eri – e ciò che è peggio, è che lo sai anche tu che lì ti trovo (avevi la cuffia stasera, faceva freddo, hai fatto bene a metterla). Eri solo come voglio essere sola io quando la gente deve lasciarci stare. Ed eri bello. Ho avuto, come sempre accade con te, l’impressione di sapere esattamente come stai (e come sempre stai come me).
E la colpa non è di nessuno dei due se – dico se – sappiamo entrambi che ci troveremmo esattamente dove ci siamo lasciati, in qualsiasi momento, se solo volessimo ma non lo facciamo.
Non lo faccio io, ok, scusami.
Se soltanto non fossimo io e te insieme, così maledettamente uguali, quindi persi, indifesi e indifendibili, e senza futuro.
Maledizione.



foto di davidmarinart

2 risposte a "Maledizione"

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